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La storia delle droghe e il doping

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La storia delle droghe e il doping

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L’uomo da sempre ha usato le sostanze tossiche per raggiungere mete irraggiungibili, per fare ciò che apparentemente non avrebbe mai fatto e per superare i “limiti umani”.

Ai tempi dell’antica Grecia i sacerdoti medici, ritenuti i discendenti di Esculapio (il dio della medicina), praticavano la loro arte in magnifici templi. Si credeva la vista di Esculapio, in sogno, producesse la guarigione di una malattia o addirittura il potenziamento delle abilità. I “pazienti” venivano fatti addormentare tramite la narcosintesi (ipnosi indotta da droghe) e i loro sogni venivano interpretati divenendo così un tramite con il divino.

Ancora oggi, in alcuni villaggi dell’America Latina è presente un rituale molto simile dove potentissimi stregoni aprono le porte delle percezioni spirituali dei fedeli tramite l’ingestione di peyote, una pianta grassa contenente un principio attivo fortemente allucinogeno.

La storia è piena di episodi di questo genere i quali hanno creato non poche controversie: basti pensare che molte persone sono dell’idea che Diego Armando Maradona non sarebbe diventato un fenomeno se non ci fosse stata la cocaina, che Jim Morrison non sarebbe stato un grande artista se non fosse stato coadiuvato dall’LSD, ecc. ecc.

Questo ha indotto a pensare che il talento è sviluppabile chimicamente: la “pillolina” che migliora le prestazioni e ti fa diventare intelligente. E’ impressionante vedere quante persone pensano di non poter fare a meno di assumere sostanze tossiche per sentirsi, a loro modo, “bene”.

Ma proviamo ad introdurre un altro punto di vista: diciamo che le droghe, alcol e farmaci facciano parte della categoria dei veleni (infatti la parola farmaco deriva dal greco “pharmàkon” che significa veleno) dato che, se non usati con coerenza, sono tutti potenzialmente letali. E’ anche vero che questi “veleni” possono divenire utili al fine di superare alcune situazioni difficili della vita. Immaginate cosa sarebbero operazioni chirurgiche se non ci fossero le anestesie…

Quindi possiamo dire che, in alcuni casi, i veleni possono letteralmente “salvare la vita” e migliorare la condizione fisica di una persona. Infatti sembra questa l’interpretazione più sensata del simbolo che troviamo sulle insegne della farmacia: “ci vuole saggezza e conoscenza nell’uso di un veleno in una cura”.

Arrivando al dunque, ci si può chiedere quanto l’uso di un veleno possa veramente creare sopravvivenza. Quanta sopravvivenza ha portato a Maradona la coca? E a Jim Morrison l’LSD? E Amy Winehouse, Whitney Houston, Kurt Cobain e tantissimi altri…?

Loro erano già dei talenti e quello che esprimevano veniva dalla passione e dall’esercizio che avevano dedicato in direzione dei loro obiettivi!

Il caso di Alex Schwarzer è uno dei tanti che si manifesta a causa di emozioni negative: collera, paura, afflizione, apatia. Quando si ha paura di perdere, si può pensare che “l’aiutino” sia la miglior soluzione, ma alla fine si produce solo terra bruciata. Anche se non fosse stato scoperto, come avrebbe vissuto un’ipotetica vittoria ottenuta grazie l’alterazione chimica?

Bisogna fare in modo che l’erroneo punto di vista di molti giovani cambi cosicché si possa formare una civiltà sana, leale, etica dove la competizione sia vera competizione e dove le persone tirino fuori l’immenso potenziale che hanno dentro.

Il nuovo punto di vista è che le persone possono migliorare!!

 

 

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